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Il gioco responsabile

Articolo scritto da Martina Milito

Aggiornato Gennaio 4, 2024

Un argomento che oggi è di prim’ordine nei fatti di cronaca,  riguarda un  problema che per molti versi sta assumendo una rilevanza sociale. Nello specifico, si tratta della depressione economica che spinge numerose persone alla disperazione e di conseguenza le incita a cercare fonti di guadagno nuove.  Il gioco d’azzardo, in tal senso, ne è l’emblema, ma molti non tengono conto che se non controllato, può portare a dipendenza (ludopatia)  e quindi a gravi ripercussioni su se stessi e sulla famiglia. Giocare in modo responsabile è una  regola a cui attenersi per evitare di cadere nelle mani viscide dalla dipendenza. In riferimento a tutto ciò, vediamo nel dettaglio di cosa si tratta, quali sono le condizioni che generano la ludopatia e in che modo è possibile uscirne.

Cos’è il gioco responsabile?

E’ ampiamente risaputo che il gioco d’azzardo è considerato una tra le più fiorenti industrie in assoluto. In Italia, infatti, ci sono oltre 400.000 slot machine installate, più di 6.000 strutture fisiche e in generale migliori casinò online che, in totale, producono 4% del PIL (prodotto interno lordo), che ammonta circa 12.5 miliardi di euro annui. I numeri dei guadagni sono proporzionali al numero dei giocatori affetti da ludopatia, circa 800.000 unità, definiti patologici. Le spese sanitarie conseguenti sono oltre 3 milioni di euro annui affinché il sistema sanitario nazionale possa intervenire per far fronte al costante aumento dei soggetti affetti da GAP (Gioco d’azzardo patologico) con delle terapie di recupero della psiche.

La diffusione del gioco d’azzardo ha costretto l’AAMS, ossia lente che lo regola in Italia, ad introdurre il concetto di gioco responsabile con l’invito a tutti coloro che amano il gioco d’azzardo ad autoregolarsi, per evitare di incorrere in dipendenza, o a curarsi, se la condizione è già in stato avanzato.

Evoluzione del concetto di gioco d’azzardo

Esistono varie prove scritte che testimoniano l’esistenza dei giochi d’azzardo da più di 2.000 anni: per fare qualche esempio, persino nei testi biblici non mancano alcuni riferimenti, nell’antico Egitto, nella Grecia classica e persino  nella  Roma imperiale, i giochi basati sulle scommesse con i soldi sono stati tra i tipi di divertimento più famosi, sia tra la popolazione normale, che tra i soldati dell’esercito. Infatti, alcuni giochi che oggi sono considerati tipici dei casinò,tipo la roulette, il baccarat, il poker e gli altri, in realtà risalgono a millenni precedenti al nostro. 

Quindi, se era diffuso il gioco d’azzardo, allora anche la ludopatia, cioè in poche parole, vuol dire che anche la dipendenza dai giochi d’azzardo esiste da più di mille anni.
Ai giorni d’oggi, gli psicologi non la considerano come una malattia vera e propria, ma contemporaneamente sottolineano che può rappresentare l’anticamera. Per tale motivo, numerose associazioni di caratura internazionale sono intervenute per affrontare il problema e cercare di trovare delle soluzioni adeguate.  Uno degli enti più conosciuti è l’APA (American Psychiatric Association), che, nello specifico, si occupa proprio dello studio approfondito del GAP e dei disturbi di carattere ossessivo e compulsivo, che la patologia comporta. L’APA sostiene che per un gioco patologico si intende una situazione in cui i soggetti interessati cercano ripetutamente di controllarsi, ma nella maggior parte dei casi con scarsissimi risultati.   

Come individuare un patologo?: intuizioni ed effetti

Una recente ricerca da parte dei responsabili dell’ IFC-CNR di Pisa, ha messo in evidenza alcune intuizioni ed effetti del giocatore tipico affetto da GAP.  Lo studio ha evidenziato una figura con le caratteristiche ben distinte: soggetto prevalentemente  di sesso maschile, con un titolo di studio di licenza media inferiore e che appartenente alla categoria dei fumatori. Inoltre, si è dedotto che in Italia,  poco più di 17 milioni di persone giocano, e il dato più preoccupante riguarda gli adolescenti. A seguito di ciò, molte associazioni impegnate nel sociale si sono messe in preallarme, consapevoli del fatto che il fenomeno è diventato ancora più grave in paesi come il Canada e gli Stati Uniti, dove la  percentuale ha raggiunto la ragguardevole cifra del 2%.  Far fronte a questo problema piuttosto serio è, dunque, una priorità per lo stato italiano, poiché il crescente numero di scommettitori su eventi sportivi, appassionati di  carte, di  roulette o di altri tipici giochi da casinò,  sta imperversando e a risentirne non sono soltanto i soggetti interessati, ma anche le loro famiglie. La dipendenza da gioco, infatti, tende giorno per giorno a distruggere il rapporto di coppia, e a generare condizioni di disagio a livello finanziario.  Intervenire da parte delle autorità preposte a prevenire e curare la patologia è diventata una priorità e quindi le politiche di dissuasione e di assistenza si fanno sempre più strada sul territorio nazionale.

Il contributo della psicologia: da Freud a Custer

Il GAP è strettamente legato alla psicologia, e ciò non è un caso se  in passato molti autorevoli studiosi  hanno affrontato il problema. Per fare qualche esempio, Sigmund Freud, nel corso dei suoi studi esaminò proprio il gioco d’azzardo e come stimola la nostra psiche fino ad arrivare a sviluppare la dipendenza. Lo scrittore Dostoevskij fu la vittima del gioco compulsivo, dopo la  morte dell’amato padre, che gli causò un grande trauma. La storia però ricorda anche lo scienziato americano Robert Custer che l’ha affrontato creando un  modello di vita ideale che ancora oggi è oggetto di studio. Lo psicologo, nello specifico, riuscì a tracciare  un vademecum, secondo cui un  giocatore in periodi ben distinti attraversa tre fasi: la prima che è quella  vincente; la seconda di perdita; la terza, che ne  è una  logica conseguenza, definita da Custer come, disperazione. La prima è quella che caratterizza tutti coloro che vincono poiché genera euforia, specie se la vincita è piuttosto consistente. A seguito di ciò, il soggetto interessato non fa altro che incrementare le sue giocate,  dedicando più soldi e un tempo maggiore. 

Una speranza per tutti i giocatori patologici: i programmi riabilitativi e le altre forme d’aiuto!

Ai giorni d’oggi, gli scienziati Lesieur e Blume attraverso gli studi della psiche umana, hanno creato South Oaks Gambling Screen, cioè un test, inizialmente adottato solo a livello clinico ma che con il passar del tempo  è stato sfruttato  anche per mettere in evidenza e il gioco patologico. Il test è composta da 20 domande, concernenti le abitudini, quali tipi di gioco preferisce l’intervistato. Ogni singola risposta serve ai tecnici per determinare un punteggio finale che in genere se  è di 3 oppure 4,  indica  potenziali problemi col gioco, mentre se  va da cinque a nove fa catalogare il soggetto come persona affetta da un grave problema con il gioco. Grazie a ciò sono tante le associazioni e gli enti che cercano di fornire un aiuto o comunque una terapia atta a minimizzare i disagi della patologia, cercando di contrastarla allo stesso modo di come si combatte la dipendenza da alcol.

 Il C.s.te.p. e il caso della Svizzera

Oggi esistono diversi centri riabilitativi per soggetti affetti da GAP e tra i più rinomati va preso come esempio quello svizzero adottato dal Ce.s.te.p. ,situato nei pressi di Como, e che nello specifico si occupa di aiutare nella riabilitazione tutti i soggetti che lamentano delle dipendenze e non solo da gioco. Il suddetto ente fornisce anche un’ assistenza legale a coloro che proprio per il gioco d’azzardo hanno contratto dei debiti. Inoltre, i responsabili prevedono anche l’assistenza per redigere da parte del soggetto interessato una sorta di lettera di auto-diffida, ossia di stilare un documento in cui il giocatore stesso, consapevole  dei problemi che lo assillano, chiede ai gestori di casinò e similari di impedirgli l’accesso. 

Nella Confederazione Elvetica, ciascun casinò offre ai clienti di effettuare un colloquio preliminare  con uno psicologo, in modo da stabilire se sia opportuno oppure no,  presentare la lettera di auto-denuncia e di conseguenza renderlo  istituzionale, cosa che, invece, in Italia non avviene.

Gli strumenti utilizzati dal Servizio Sanitario Nazionale: i SerT

 Un’altra struttura italiana che è utile ai soggetti viventi una condizione di gioco compulsivo  è iSerT , ossia  Servizi per le Tossicodipendenze, e che opera da anni nel settore allo scopo di aiutare i soggetti interessati alla riabilitazione da problematiche varie, che vanno dall’alcol alla droga e ovviamente fino al GAP. Inoltre, vale la pena sottolineare che negli ultimi periodi gli addetti del centro  hanno ulteriormente approfondito le loro conoscenze e adottando  non solo delle specifiche competenze, ma anche  strumenti all’avanguardia  e che rappresentano  una validissima alternativa (peraltro gratuita) per coloro che sono in gravi difficoltà psicologiche per la ludopatia.

I Giocatori Anonimi e GAM – ANON

Negli Stati Uniti d’America, negli anni ‘30, denominati anni della depressione, nacque  la società  degli Alcolisti Anonimi  e che con il passar degli anni si è diffusa anche in occidente. Il metodo adottato ha aiutato molti soggetti a superare il problema, grazie a delle attività di  gruppo. Oggi, anche in Italia, esiste una forma analoga di assistenza per  persone  vittime del  gioco compulsivo. In Italia, in 14 regioni sul territorio nazionale, hanno aperto i GAM (Giocatori Anonimi), con oltre ottanta centri e che assistono gli interessati in modo del tutto gratuito.

Giocaresponsabile.it, la FeDerSerD e i falsi miti sul gioco d’azzardo

Un’altra ottima chance per ottenere un aiuto da parte dei giocatori italiani, vittime del gioco compulsivo, è quella offerta dal sito giocaresponsabile.it. Si tratta di un’associazione che nasce a seguito dell’intesa con la FeDerSerD, ossia la Federazione Italiana degli Operatori dei Servizi delle Dipendenze e che vanta  oltre 1500 operatori del settore dei SerD. Questi assistenti sono in grado di fornire informazioni molto dettagliate sui vari segnali che  fungono da preallarme  in caso di dipendenza da gioco e, nel contempo, studiano l’evolversi della patologia  sfatando molti miti.  I giocatori accaniti, infatti, vengono convinti che  non esistono slot machine  più fortunate rispetto ad altre, né tantomeno che giocare senza badare alle perdite sia un modo efficace per recuperare le cifre spese.

Le iniziative della comunità e il Codice di Condotta AAMS

Oggi, le iniziative della società civile sono davvero tante in merito alla dipendenza da gioco. Per fare qualche esempio, c’è il sito senzaslot.it. appositamente creato dai cittadini  di Pavia, che vanta la presenza di una slot machine per ogni 110 abitanti. Premesso ciò, va altresì aggiunto che il progetto in questione sorge con l’intento di dare un segnale chiaro ed inequivocabile  alla gente comune, alle istituzioni e anche ai gestori di bar e sale da gioco. A riguardo proprio di questi ultimi, va sottolineato che sono tantissimi gli esercenti che vi hanno aderito, consapevoli del grave problema hanno rinunciato anche a cospicui guadagni giornalieri attenendosi a quello che è il codice di condotta enunciato dall’AAMS.

Internet come fonte di informazione e prevenzione: forum, blog, mini-guida ai social network

Oggi internet, è uno strumento social senza eguali, e quindi anche per contrastare la dipendenza da gioco può svolgere un ruolo importantissimo.  Tantissimi forum sono dedicati alla dipendenza come, ad esempio, Gioco responsabile e dipendenza dal gioco in cui è possibile leggere numerose e veritiere  testimonianze, soprattutto da parte di ex accaniti giocatori che sono usciti dal tunnel del GAP.  

I consigli per resistere ed evitare di tornare a giocare

Per evitare di incorrere nella ludopatia o per tornare a giocare dopo un percorso riabilitativo (personale o assistito), di seguito ci pregiamo di fornire una serie di utili consigli, soprattutto, ai soggetti che hanno un rapporto piuttosto problematico con slot machine, videopoker e tavoli verdi, siano essi quelli di strutture terrestri, che online.  Per iniziare, in primis, va detto che un ottimo modo per far fronte al problema consiste nell’optare per dei comportamenti che mirano a limitare o impedire del tutto l’accesso al denaro, ad esempio, affidando carte di credito o  libretti di assegni, a una persona di fiducia, incaricando anche di  pagare utenze e affitti. In tal modo, la tentazione di investire soldi nel gioco decade a priori. In secondo luogo, conviene avvertire familiari e conoscenti di non concedere prestiti proprio a causa del suddetto problema.  Infine, per accrediti di stipendi o di affitti di alloggi, per evitare il contatto diretto con i soldi è preferibile chiedere al datore l’accredito su un conto bancario.  

Il detenuto obbligato e il detenuto responsabile con i loro media:
video, trasmissioni e pubblicazioni sull’argomento

Oggi, per far fronte al problema del GAP, ci sono tantissimi altri modi alternativi per metterlo in evidenza e renderlo non più un semplice fatto privato, bensì coinvolgente per la società che ci circonda. La comunità infatti, può fornire in tal senso un ottimo contributo è nel contempo fa comprendere il  problema a chi ne ha soltanto sentito parlare ma non ne conosce a fondo le tematiche.  

Un caso di grande impatto: un servizio televisivo e altri video disponibili sul web

Oggi, accorgersi che il gioco d’azzardo è un problema non è difficile; infatti,  ha attirato l’attenzione di tutti i  media, ossia quotidiani, settimanali, programmi radio e televisivi. A tale proposito, va segnalato, lo scalpore che ha destato la trasmissione Le Iene, in onda sui canali Mediaset. Un video nello specifico ha ottenuto numerosissime visualizzazioni poiché raccontava le testimonianze (con tanto di azione) di soggetti ( a volto coperto) alle prese con il  gioco. Il video, inoltre, anche per le voci (seppur  appositamente artefatte) si è rivelato molto esplicativo e scioccante  per  il pubblico neutrale, così come ha fatto affermare a chi è vittima del gioco d’azzardo di riconoscersi in questi soggetti.  Premesso ciò, il suddetto filmato delle Iene ha messo in evidenza con quale ritmo i giocatori inserivano nelle macchinette tantissime e grandi  banconote e con uno stato d’animo tale, che faceva intuire il gioco compulsivo in tutte le sue mille sfaccettature come, ad esempio,  la mancanza di cognizione del tempo, il gioco come  unico obiettivo,  piccoli gesti scaramantici e tanto altro.  

Il GAP e la lettura: una breve guida alla scelta delle pubblicazioni più significative

Dopo aver parlato dei media audiovisivi,  per spostare il focus verso il gioco d’azzardo e il GAP che genera, citiamo la carta stampata. In questo frangente la situazione non è molto diversa; infatti,  basta effettuare delle ricerche su quotidiani online o nelle cartolibrerie per  trovare testi che parlano di gioco d’azzardo e relative problematiche.  Tra i più interessanti vale la pena citare il libro scritto dalla deputata del Partito Democratico Paola Binetti (ex  medico neuro-psicologico) e che analizza il problema in modo scientifico e serio, sottolineando la crescita esponenziale del  gioco patologico e delle fasce d’età che ne rimangono vittime.

Conclusione

Dopo aver analizzato il gioco d’azzardo in tutte le sue mille sfaccettature, a cominciare dall’aspetto giuridico e arrivando fino  alla problematica del GAP che esso genera,  possiamo asserire che oggi  approfondire l’argomento del  gioco patologico, è importante poiché frutto di mancanza di responsabilità da parte di individui che ne rimangono vittime. Per tale motivo, rimanere informati su tutto ciò che serve per far fronte al problema è una cosa ben fatta visto che è facile cadere direttamente o all’improvviso essere a conoscenza che un proprio caro è entrato in questo vortice molto pericoloso.

 

 

🖋️ Circa l'autore

Martina Milito è una delle poche donne esperte nel settore di iGaming. Si laureò in giurisprudenzza alla LUISS nel 2009, ma crebbe sempre con un enorme interesse che riguardava la “fortuna” o meglio, da lei definita il come il “fato” alla greca. Da quest’interesse nasce anche la passione per il casinò perchè non si sa mai se è la fortuna o l’inteliggenza dell’essere umano a vincicere. La sua curiosità la portò a studiare meglio il campo dei casinò e paralellarmente studiò per diventare gionarlista sempre alla LUISS. Infatti nel 2011 iniziò a produrre i propri articoli, prevalentemente sulle riviste come “Gioconews”, ma possiede anche qualche pubblicazione sulla “Repubblica”. Ha 11 anni di esperienza come scrittrice ed è una professionalista della quale le persone si fidano.

🏆 Premi
2019
Vincitrice della seconda edizione del Premio giornalistico “Umberto Rosa”.
2018
Premio di Saint Vincent 2018 per il giornalismo nell’ambito dei casinò.
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